@PAMandCO: Sento la necessità di scusarmi per le parole che ho usato, ma anche quella di spiegarmi e lo faccio con due esempi:
Una collega ha perso due gatti, fratello e sorella. Dopo un anno dall'ingresso in casa la gattina muore investita. Ne discutiamo a lavoro, ma lei sostiene che non è necessario proteggere l'altro perché non esce mai. Dopo pochi mesi il micio sparisce. Poche mattine dopo all'ingresso al lavoro mi vede e abbassa lo sguardo. Ci abbracciamo e piangiamo: ho ancora l'immagine vivida che mi ha preso lo stomaco. Il gatto non è morto sul colpo, si è trascinato sul marciapiede, il torace schiacciato non lo fa respirare, le pupille fisse gli impediscono di vedere ed è terrorizzato, la sua tana sicura è irraggiungibile, sopravvengono le convulsioni, ha tanto freddo. Da allora l'unica sensibilità che mi è rimasta nei confronti di chi perde i propri gatti in maniera cruenta è quella di tacere.
Poi visto che l'esempio umano piace ci tengo a precisare che io vedo i gatti non come persone adulte, ma come bambini (limitatamente al senso del pericolo) E vi faccio questo esempio: All'uscita del nido c'è una mamma che lascia la figlia di 4 anni attraversare la strada con la sorellina di 2. Un paio di volte le ho fatto notare che non era il caso ... poi mi sono arresa e attraverso io con loro. Se succedesse qualcosa alle bambine non risponderei delle mie azioni verso la madre. Altro che vicinanza!!!!
Insomma, lascereste fare ai figli giochi pericolosi solo perché gli piace?
Purtroppo qui non si sta parlando di eventualità. La morte cruenta nei gatti liberi di girovagare fa parte della norma. Che poi questo stia bene ai più ... va benissimo (non per me) ma capisco, perché anche io la pensavo così.
Credo di aver scritto anche troppo, mi spiace se ho urtato la sensibilità di qualcuno. Torno a leggermi le interessanti info sui cani e a guardarmi le immagini